Naaman il Siro: come guarire un male incurabile
di Marco Tibaldi
Dono da chiedere nella preghiera
- Riconoscere le false immagini di Dio per esserne liberato
- Fare l’esperienza che Dio si prende cura di tutto ciò che riguarda la mia persona
- Scoprire che la vera guarigione è la guarigione del cuore
2Re 5
[1]Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso. [2]Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman. [3]Essa disse alla padrona: «Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra». [4]Nàaman andò a riferire al suo signore: «La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così». [5]Il re di Aram gli disse: «Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele». Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci vestiti. [6]Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: «Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra». [7]Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: «Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me».
[8]Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: «Perché ti sei stracciate le vesti? Quell’uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele». [9]Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo. [10]Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Và, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito». [11]Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: «Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. [12]Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?». Si voltò e se ne partì adirato. [13]Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: «Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito». [14]Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito.
[15]Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: «Ebbene, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele». Ora accetta un dono dal tuo servo». [16]Quegli disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. [17]Allora Nàaman disse: «Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dei, ma solo al Signore. [18]Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione». [19]Quegli disse: «Và in pace». Partì da lui e fece un bel tratto di strada.
[20]Ghecazi, servo dell’uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: «Ecco, il mio signore è stato tanto generoso con questo Nàaman arameo da non prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò dietro e prenderò qualche cosa da lui». [21]Ghecazi inseguì Nàaman. Questi, vedendolo correre verso di sé, scese dal carro per andargli incontro e gli domandò: «Tutto bene?». [22]Quegli rispose: «Tutto bene. Il mio signore mi ha mandato a dirti: Ecco, proprio ora, sono giunti da me due giovani dalle montagne di E`fraim, da parte dei figli dei profeti. Dammi per essi un talento d’argento e due vestiti». [23]Nàaman disse: «E` meglio che tu prenda due talenti» e insistette con lui. Legò due talenti d’argento in due sacchi insieme con due vestiti e li diede a due dei suoi giovani, che li portarono davanti a Ghecazi. [24]Giunto all’Ofel, questi prese dalle loro mani il tutto e lo depose in casa, quindi rimandò gli uomini, che se ne andarono. [25]Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò: «Ghecazi, da dove vieni?». Rispose: «Il tuo servo non è andato in nessun luogo». [26]Quegli disse: «Non era forse presente il mio spirito quando quell’uomo si voltò dal suo carro per venirti incontro? Era forse il tempo di accettare denaro e di accettare abiti, oliveti, vigne, bestiame minuto e grosso, schiavi e schiave? [27]Ma la lebbra di Nàaman si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre». Egli si allontanò da Eliseo, bianco come la neve per la lebbra.
Il contesto dell’episodio
Vediamo un episodio di guarigione tratto dall’Antico Testamento, la vicenda di Naaman il Siro, interessante per il fatto che egli assomiglia molto a tanti uomini e donne dei nostri tempi. Non è ebreo, è un uomo di successo e potere che troverà il Dio di Israele dopo un tortuoso cammino, segnato dalla malattia e dalla conversione interiore. La sua guarigione profonda non è tanto quella del corpo, ma l’aver scoperto chi è Dio ed essere così liberato dalle false immagini che aveva di lui
L’ambiente della vicenda
La storia di Naaman è raccontata nel secondo libro dei Re (2Re 5,1-19), all’interno del ciclo narrativo dedicato alle vicende del profeta Eliseo (2Re 2,1-13,21). La vicenda di cui ci occupiamo coinvolge il regno di Siria= Aram, durante il regno di Ben-Hadad II e il regno israelita del Nord all’epoca del re Ioram (852-841 a.C). Il profeta Eliseo è senza fissa dimora, tuttavia le località più frequentemente menzionate come sua residenza abituale sono il monte Carmelo e il villaggio di Galgala.
I personaggi del racconto
Naaman: non sappiamo la sua età, però è certamente una persona adulta, comandante in capo dell’esercito del re di Aram e quindi personaggio autorevole, molto stimato, vittorioso. Dal punto di vista religioso, è seguace del dio Rimmon detto anche Hadad (dio della bufera), venerato in quest’epoca a Damasco.
Eliseo (profilo tratto da 1Re 19,19-21): è figlio di Safat, è nato a Abel-Mecola, nel territorio della tribù di Manasse, nel regno di Israele. Muore all’epoca del re Ioas in Israele (798-783). Prima dell’incontro con il profeta Elia era agricoltore, diviene poi suo discepolo e suo successore come ‘inviato’ e ‘portavoce’ di Dio presso il popolo. Era il capo di una comunità di profeti che vivevano assieme sotto una regola comune e che lo riconoscono come il loro ‘padre’ (2Re 6,2 ss). Di lui si narrano le molte capacità parapsichiche, come la chiaroveggenza o le audizioni a distanza (2Re 5,26; 6,12.32; 8,10), oltre che l’aver fatto diversi miracoli. Ha inoltre partecipato ad importanti missioni diplomatiche a Damasco (2 Re 3,9; 8,7-15) e belliche (2Re 6).
Punti per la meditazione:
- Naaman che già conosceva diverse divinità, Rimmon dio di Damasco ma anche il Dio di Israele, per sentito dire, al termine della sua avventura scopre con certezza che «non esiste Dio in tutta la terra se non in Israele». Egli cioè si accorge che il Dio di Israele non è uno dei tanti dei, bensì l’unico vero Dio. Scopre cioè il cuore della fede ebraica: «il Signore è uno solo» (Dt 6,4).
- Il Dio di Israele si occupa di tutti, anche di coloro che per origine e stile di vita gli sono lontani, come è appunto Naaman che appartiene ad un popolo che ha compiuto razzie contro gli ebrei. È un Dio che si prende cura di tutti, sia del ‘suo’ popolo che dei suoi ‘avversari’.
- Il Dio incontrato da Naaman si dimostra poi interessato alla sua guarigione globale. La lebbra è, infatti, una malattia del corpo che intacca però tutte le relazioni costitutive dell’uomo: la relazione con Dio perché la lebbra è vissuta come una maledizione divina, con gli uomini perché essi allontanano il lebbroso e con se stessi perché ci si sente morire in tutti i sensi. È un Dio che vuole il benessere globale di Naaman, come indica il profeta al termine del loro incontro: «va’ in pace».
- Dio opera la guarigione gratuitamente, non vuole nulla in cambio da Naaman. Non servono a nulla le raccomandazioni dei potenti (la lettera del re di Aram…) o il denaro e i beni che Naaman possedeva.
- Il racconto evidenzia poi il cammino esteriore ed interiore che Naaman ha dovuto compiere per incontrare il Dio di Israele. Notiamo che questi non appare né ‘magicamente’ né spettacolarmente a Naaman, ma si rende presente nella sua vita tramite inaspettati mediatori. Una servetta ebrea che lancia una provocatoria e rischiosa (per lei) proposta, l’indicazione data dal servo di Eliseo, il ragionamento dei suoi stessi servitori… È quindi un Dio che non disdegna la collaborazione degli uomini, prediligendo tra questi proprio quelle categorie che il ‘buon senso comune’ rifiuta.
- La grande fatica di Naaman è stata quella di abbandonare i propri schemi, le proprie immagini di Dio e della guarigione – «Ecco io pensavo… uscirà… invocherà il suo Dio… toccherà con la mano» – ancora fortemente influenzati da elementi magici e di scambio, per accogliere il modo di guarire e l’identità non immaginata di questo Dio – «Ora so che non c’è altro Dio se non in Israele» –.
- Dio vuole che Naaman si immerga sette volte nelle acque di morte non per umiliarlo, ma per fargli capire che lui lo accetta così com’è; ora Naaman sa che esiste un Dio che non si vergogna di lui, davanti a cui si può stare anche con la propria lebbra. Questa esperienza è quella che guarisce il cuore, trasfigurando la malattia o fecendola scomparire come per Naaman o facendola accettare, come ci insegna la servetta.
- La schiava riesce a dare il suggerimento a Naaman perché ha già fatto un’esperienza così positiva di Dio che non teme e ‘sa’ che guarirà senz’altro. La certezza della servetta è che se conosci Dio, Egli ti guarisce dagli effetti negativi del male che è in te o che altri ti hanno fatto. Non può avere la certezza che Naaman venga liberato fisicamente dalla malattia, ma ha la certezza che verrà liberato dalle conseguenze che la malattia ha su di lui, perché questo è ciò che lei ha sperimentato personalmente. Lei è di fatto libera anche se è schiava. Ha saputo perdonare e quindi è in intimità con se stessa, con Dio e con l’altro anche se questi ha il volto del suo nemico E’ una figura che anticipa già la dinamica del Nuovo Testamento.
- Il servo di Eliseo è divorato dalla lebbra della cupidigia e dell’avidità. Non rinuncia alla tentazione di approfittare della generosità di Naaman. Vive accanto ad un profeta capace di risolvere spinose questioni internazionali e dare consigli su come guarire da malattie mortali, e però non ha ancora capito, non ha ancora incontrato il volto di Dio e resta prigioniero della lebbra.