La tempesta sedata
di Marco Tibaldi
(tratto da M. Tibaldi, La Porta del cielo, ETS, Milano 2013)
Dono da chiedere nella preghiera
- Qual è la tempesta da cui vorrei essere liberato in questo momento della mia vita?
- Quando ho fatto esperienza di essere salvato da un pericolo o da una paura?
- C’è qualcosa per cui desidero invocarlo o ringraziarlo?
Mc 4
[35]In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: “Passiamo all’altra riva”. [36]E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. [37]Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. [38]Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. [39]Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. [40]Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. [41]E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”.
Punti per la meditazione
Non si può comprendere questo brano senza aver presente la predicazione che è avvenuta di giorno, perché è di giorno che le cose avvengono, ed è di notte che si depositano, vanno a fondo. Ci troviamo dopo una serie di parabole sulla dinamica del seme (Mc 4): il seme va a fondo nella terra, per questo produce frutto, il seme rimasto in superficie non ha radici e non dà frutto. È Lui il seme che deve essere immerso nella terra, e proprio in questa immersione, in questo andare al fondo della propria vicenda, ne scaturirà vita nuova. È questa l’esperienza che si rivive nel battesimo, immergersi nelle acque che rappresentano tutte le proprie paure, invocando il nome di Cristo. È l’esperienza che ha vissuto Gesù, e che viene riproposta a chi desidera farsi cristiano, rivivere l’immersione in tutte le proprie paure nel nome di Gesù, con la fiducia di essere da Lui liberato. Questo brano è un’esercitazione battesimale per il catecumeno, per noi: affronta il tema centrale della paura.
Fattasi sera… la sera è anche un fatto interiore, mettersi nei panni dei discepoli che hanno ascoltato il Maestro proclamare con forza la Parola, ma che non ne sono venuti a capo, non l’hanno interiorizzata, la Parola non ha messo radici ma è rimasta in superficie, ed essi si trovano nelle tenebre. Hanno con loro il Maestro, ma ignorano ancora il cuore del suo insegnamento, e allora nel loro cuore è la notte, si è fatto buio, la tenebra esteriore corrisponde alle tenebre di cui fanno esperienza nel proprio cuore. Essere nelle tenebre è essere in una situazione di morte. Passare aldilà è passare un guado, entrare dentro la situazione che mi fa problema: l’apparente inerzia, inefficacia di Gesù.
Venne un turbine… si riempiva: nella notte si scatenano le forze della natura contro la barca, senza luce è lo scatenarsi degli elementi, quando siamo nel turbine ci sentiamo travolgere. Lui era a poppa, dormendo… C’è Gesù nella barca, ma non sembra che abbia tempo né interesse per quello che capita: ne va anche della vita, ma Lui dorme e sembra che non se ne dia pensiero. Questa è l’esperienza che noi facciamo quando siamo in situazioni da paura: ci sentiamo male da morire, e Gesù che dovrebbe essere l’amico non solo non si occupa di noi, ma anche sembra proprio che abbia ben altro da fare! Dov’è Gesù quando io sto male? E lo svegliano… maestro, non ti curi? Quando si dà spazio alla paura, essa si prende tutto, fa dimenticare tutte le volte in cui il Signore si è preso cura di loro, offusca la memoria. Gli apostoli vogliono insegnare a Gesù come si fa a fare il maestro, e lo rimproverano per il suo immobilismo. Gesù dorme perché sa che c’è Qualcuno più forte di ogni paura, che non lo abbandonerà nel sepolcro; il suo sonno non è cattiva volontà, piuttosto è quello di chi lascia che Dio agisca, e si abbandona confidente nel suo abbraccio.
E, risvegliatosi, sgridò… Quando siamo nelle tenebre e nella tempesta, si può invocare la voce di Gesù, è questa la Buona Notizia di questo brano, perché non è vero che non si prende cura. Gesù si leva dal sonno e la sua voce è autorevole, sgrida gli elementi che fanno paura, è più forte di tutte le nostre paure e può spazzarle via in un soffio. La sua voce potente è l’unica che può generare vita (Gen 1) dove noi vediamo solo buio e morte, Lui solo può trasformare la debolezza in forza, da una situazione di morte trarre vita nuova. Il Signore dona la sua salvezza, sa che abbiamo bisogno di segni per avere fede e non si tira indietro, non è avaro, non fa ricatti: sa di che pasta siamo fatti noi, come i suoi discepoli, per avere fede abbiamo bisogno di segni, vederLo all’opera nella nostra vita.
Di fronte alle tempeste della vita umana, quale è la soluzione che offre Gesù? Riposare, confidare, rimettere tutto nelle braccia di chi è ancor più grande di Lui, di chi è la sua Origine. Quando siamo nella tenebra, sembra dirci la prima comunità cristiana, quando ci sentiamo falliti e trascinati al fondo, al fondo insieme a noi Lui c’è, perché Lui quel fondo già l’ha toccato e sperimentato. E Dio lo ha liberato, lo ha tratto in salvo.