La pecora smarrita
(Lc 15,1-7)
di Marco Tibaldi
Dono da chiedere nella preghiera
- Gustare la misericordia di Dio che non si rassegna alle nostre fughe
- Accogliere il suo perdono
Il testo: Lc 15
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabola:
“Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Punti per la meditazione
- Si avvicinavano a lui tutti … i farisei e gli scribi mormoravano. Il contesto delle parabole del capitolo 15 di Luca è dato dai peccatori che volentieri andavano a sentire Gesù. Il giusto dovrebbe rallegrarsene ed invece “mormora”, giudica, ne resta scandalizzato, perché non ha ancora conosciuto di quale qualità è l’amore gratuito di Dio.
- Mangia con loro Gesù non si presenta come un ‘moralista’, un fustigatore di costumi, un arrabbiato che sfoga la sua avversione per il male con giudizi di condanna verso il peccatore. Gesù vuole condividere la vita degli altri, soprattutto dei peccatori, per questo siede a mensa con loro, infrangendo le leggi di purità rituale. Sa che alla radice del peccato c’è una situazione di solitudine, il ritenere di non avere altri aiuti che non quelli che provengono da se stessi. Per questo vuole, prima di tutto, far sentire il calore dell’accoglienza fraterna, “casalinga” accettando volentieri di condividere il pasto.
- Chi di voi… Non è solo una frase retorica per dire in realtà nessuno. Gesù come anche il Padre pensano che il loro modo di essere, l’amore gratuito, dovrebbe essere percepito come una realtà normale. Non hanno quel velo che proviene dal peccato che impedisce agli uomini did valutare correttamente la posta in gioco. “Noi” non lasceremmo le novantanove sicure per andare a cerca una che si è smarrita. Faremmo probabilmente un calcolo utilitaristico. Per Gesù non è così, ogni uomo, ciascuno di noi, è talmente prezioso da meritare tutta la sua attenzione, anche a costo di mettere in pericolo la situazione degli altri. Anche per la pecora smarrita sono vere le parole del profeta Isaia:
“Perché tu sei prezioso ai miei occhi,
perché sei degno di stima e io ti amo,
do uomini al tuo posto
e nazioni in cambio della tua vita.” (Is 43,4)
- Quando l’ha trovata, pieno di gioia Quando il pastore ritrova la pecora la sua prima azione non è il rimprovero, la ramanzina, il “te lo avevo detto”, ma la gioia di avere ritrovato la smarrita. È l’atteggiamento materno di Dio sempre pronto ad accogliere il figlio ribelle. Il pastore sa che questi allontanamenti sono quesitone di vita o di morte non di osservanza o meno di una legge. Per questo gioisce ed invita tutti a entrare in questa gioia.
- Vi sarà gioia nel cielo La vita cristiana ha come scopo entrare nella gioia di Dio. Dio è vita e “amante della vita” (Sap 11,26). Allontanarsi da lui è finire nel deserto, nella morte. La festa per lui non è piena se manca qualcuno di importante. E tutti siamo preziosi ai suoi occhi. Per questo in cielo ci si rallegra quando uno ceh si era allontanato viene ritrovato. La Chiesa è invitata a modellarsi su questo atteggiamento, come Papa Francesco non cessa di ricordarci.