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Il Tabor

di Marco Tibaldi

Poco prima del nostro episodio Pietro ha riconosciuto Gesù come ”il Cristo”: siamo al centro del vangelo. Subito sopo Gesù comincia a parlare della sua morte cruenta che avverrà a Gerusalemme e questo spaventa i discepoli. Per far capire loro che i due momenti non sono disgiunti, troviamo la trasfigurazione in cui Gesù mostra a tutti il suo vero volto, mostra chi è lui veramente e cosa siamo chiamati a diventare anche noi.

Dono da chiedere nella preghiera: Far splendere il suo volto su di noi affinché anche ne siamo trasfigurati

Mc 9,2 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.

 

  • «La trasfigurazione corrisponde alla vita nuova che il battesimo ci conferisce  attraverso la croce: è un’esistenza pasquale, passata dall’egoismo all’amore, dalla tristezza alla gioia, dall’inquietudine alla pace, dall’impazienza alla pazienza, dalla malevolenza alla benevolenza, dalla cattiveria alla bontà, dell’infedeltà alla fedeltà, dalla durezza alla mitezza, dall’essere in balia delle passioni alla padronanza di sé (Gal 5,22). Questa vita nuova nello Spirito è la sua presenza di risorto in noi.» (Fausti, Ricorda e racconta, 275).
  • Li condusse in disparte.  Per compiere alcune esperienze occorre mettersi in disparte isolarsi dalle occupazioni quotidiane in cui i ruoli che giochiamo quotidianamente ci impediscono di vedere il vero volto dell’altro, in questo caso di Gesù. Lo stargli accanto può dare l’illusione di conoscerlo a fondo, mentre non è così. Per questo occorre isolarsi per incontrarlo pienamente.
  • Elia e Mosè e conversavano con Gesù. Gesù non è un supereroe, il cavaliere senza macchia né paura che fa tutto da solo. Lui stesso ha bisogno di Mosè ed Elia per capire a fondo il senso e il modo del suo essere messia. Per questo si affida a Mosè e ad Elia, rispettivamente rappresentanti della Legge e dei Profeti. È un’indicazione anche per noi per sapere che nella scrittura possiamo trovare la mappa con cui dialogare per conoscerlo e seguirlo nel suo cammino verso Gerusalemme.
  • Pietro disse a Gesù. Senza essere interpellato Pietro prende la parola. Anche noi quando non sappiamo cosa dire è meglio tacere. Pietro invece parla ha fretta di inquadrare la novità a cui ha appena assistito in un modello a lui noto: restiamo qui, impedendo così a Gesù di portare a termine la sua missione. Il discepolo è colui che segue il maestro, almeno finché questi è con noi, poi verrà la stagione del prendere l’iniziativa, ma sempre nel suo Spirito  e non prima.
  • Ascoltate lui. Il Padre ci invita a non cercare altre rivelazioni se non quella del Figlio. Anche per incontrare Lui e vedere il suo volto non c’è altra strada che ascoltare il Figlio. Ascoltarlo significa poi che lui ci parla ci piega. La fede non è un’obbedienza cieca ma dare fiducia a colui che ha mostrato di meritarla.