Il battesimo di Gesù
di Marco Tibaldi
(tratto da M. Tibaldi, La Porta del cielo, ETS, Milano 2013)
Dono da chiedere nella preghiera
- Conoscere e gustare la disponibilità di Gesù a mettersi in fila con i peccatori per esserci vicino, per essere l’Emmanuele, il Dio con noi
Mt 3,13-17
In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. [14]Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. [15]Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. [16]Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. [17]Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.
Punti per la meditazione
Cosa avranno pensato le presone che erano in fila per farsi cancellare i propri peccati al vedere Gesù? Ci sono due tipi di reazioni a seconda di dove mi colloco. Se sono uno che osserva da fuori la scena sarò portato a giudicare Gesù e a pensare che allora lui è come gli altri. Se invece sono in fila e me lo trovo al mio fianco mi farà piacere perché potrò gustare la sua presenza e la sua amicizia. Pur essendo così diverso da me è venuto lì dove sono io anche se questo gli costa l’essere frainteso dagli altri.
Anche Giovanni capisce che Gesù non ha bisogno di essere purificato da nulla ed è vero il contrario. Ma Gesù afferma “Lascia fare per ora poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia” (Mt 3,15). La giustizia per un ebreo dell’epoca di Gesù significa in primo luogo fedeltà alla Torah alla legge, ai comandi, alla volontà divina. Gesù sembra dire che il suo battesimo è motivato dall’obbedienza al Padre che vuole così. Ma cosa significa? Gli evangelisti leggono questo brano a partire dalla morte e risurrezione di Gesù. In questa luce diventa chiaro il gesto di Gesù: “Si era preso sulle spalle il peso della colpa dell’intera umanità; lo portò con sé nel Giordano. Dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori. Là inizia con l’anticipazione della croce. Egli è, per così dire, il vero Giona, che aveva detto ai marinai: prendetemi e gettatemi in mare (cfr. Gio,1,12)” (Ratzinger 2007, 38).
Gesù fin dall’inizio della sua missione dichiara la sua disponibilità ad essere “annoverato tra i malfattori” che è quello che molti avranno pensato vedendolo in fila con i peccatori. Dichiara la sua disponibilità ad entrare nelle acque di morte, simbolo del peccato per poter risorgere e con lui far risorgere tutti gli uomini. Gesù accetta di scendere negli inferi del peccato poiché “l’ingresso nei peccati degli altri è discesa all’inferno non solo come in Dante, da spettatore, ma con-patendo e, con una sofferenza trasformatrice, convertendo gli inferi, travolgendo e aprendo le porte dell’abisso” (Ratzinger, 2007, 40).
In questo momento appare il Padre che conferma autorevolmente tutto il suo appoggio alle scelte del proprio Figlio. La voce del Padre appare ancora nella trasfigurazione di Gesù al Tabor e nel silenzio della nube che avvolge la croce nel momento della sua morte. Il Padre fa sentire la sua voce perché vuol farci sapere che apprezza incondizionatamente la scelta del Figlio di esserci vicino, anche a costo della propria reputazione. Quello che fa il Figlio anche Lui è disposto a farlo per noi.
Oltre alla voce del Padre si rende presente anche lo Spirito Santo, l’amore, la guida, la forza di Gesù per intraprendere il suo cammino a nostro favore. Nella Trinità lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, nella sua vita terrena Gesù si sottomette alla guida dello Spirito che lo conduce nella sua missione, per farci capire come scoprire la nostra vocazione.