Gesù e l’indemoniato di Gerasa
di Marco Tibaldi
Dono da chiedere nella preghiera
- Conoscere sull’esempio dell’indemoniato quella parte di noi che si ribella e si autopunisce, condannandoci a vivere nei sepolcri
- Gustare la mite forza di Gesù che non ha paura di venire vicino a ciascuno di noi così com’è
- Gustare la forza della guarigione di Gesù che vuole che nessuno si rassegni a farsi del male, ma che viva
[5,1]Intanto giunsero all’altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. [2]Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. [3]Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, [4]perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. [5]Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. [6]Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, [7]e urlando a gran voce disse: “Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!”. [8]Gli diceva infatti: “Esci, spirito immondo, da quest’uomo!”. [9]E gli domandò: “Come ti chiami?”. “Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti”. [10]E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. [11]Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo.
[12]E gli spiriti lo scongiurarono: “Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi”. [13]Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare. [14]I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. [15]Giunti che furono da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. [16]Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. [17]Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. [18]Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. [19]Non glielo permise, ma gli disse: “Và nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato”. [20]Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.
Note storico critiche sull’episodio e sul luogo
Dal punto di vista letterario il brano dell’incontro di Gesù con l’indemoniato di Gerasa è frutto di una lunga storia redazionale. Lo testimonia ad esempio la difficile localizzazione dell’episodio. Nei manoscritti più antichi, si parla di Gerasa che però si trova a più di 50 km dal lago di Galilea. Ciò rende improbabile, dal punto di vista storico, la vicenda dei porci che si buttano nel lago. Questo episodio di natura leggendaria è stato quindi inserito in un secondo momento. A conferma del modo di procedere dei diversi redattori evangelici notiamo che l’evangelista Matteo, per rendere più verosimile il racconto, sostituisce la localizzazione di Gerasa con Gadara che dista ‘solo’ 10 km dal lago.
Nella redazione finale dell’evangelista Marco quindi sono state fuse assieme diverse storie, che originariamente erano separate, ma che vengono accomunate dal tema della predicazione in terre pagane. La Decapoli è infatti un insieme di dieci città poste direttamente sotto la dominazione romana e quindi pagane. L’intenzione della comunità di Marco è prettamente teologica: intende mostrare la forza della presenza e della parola di Gesù capace di scacciare autorevolmente il demonio, origine di ogni male e il diffondersi della missione che ora tramite l’indemoniato guarito può crescere anche fuori della Giudea
Punti per la meditazione
La preghiera ci permette di comprendere come, per la comunità cristiana, questo brano possa parlare anche agli uomini di oggi e quindi anche a noi:
L’indemoniato non è tanto una persona posseduta dal demonio, possibilità che la Chiesa riconosce, ma in casi molto rari e ben documentati, In questo episodio per noi rappresenta simbolicamente altre situazioni che ci vengono introdotto dal come è presentato dall’evangelista. L’indemoniato è nudo, si aggira per i sepolcri, è escluso dalla società che cerca di imbrigliarlo, sena riuscirci, mettendogli delle catene. È un ribelle. È una persona che sta male, inquieta con sé e con gli altri. Si percuote con le pietre, si fa del male come se cercasse di autopunirsi per la condizione che vive. Urla, segno della rabbia che ha dentro di sé. Vive nei sepolcri nei luoghi dei morti. È una specie di condannato alla vita che rifiuta. Corre incontro a Gesù, ma non vuole essere aiutato da lui.
Gesù: non ha paura di andargli incontro e di accoglierlo così com’è. Si comporta da medico nei suoi confronti: separa da lui il male che lo tormenta. La sua presenza e la sua parola lo calmano e lo rendono umano. Alla fine lo si vede vestito e non più nudo e calmo tra lo stupore di tutti. Gesù sa che per essere vicino all’indemoniato dovrà prendere su di lui la sua malattia. Guarire l’indemoniato significa in fatti condannare i porci, che sono però una fonte di guadagno. Per questo al termine del brano gli abitanti della regione vogliono cacciare Gesù dal loro territorio come prima avevano fatto con l’indemoniato.
I porci sono animali impuri per gli ebrei, così come il demonio. Il fatto che i demoni vogliano entrare nei porci è quindi simbolo del fatto che il male cerca solo se stesso per autodistruggersi, come simboleggia il fatto che i porci si gettano nel mare simbolo del caos e della morte.
Colui che prima era posseduto dal male, ora è divenuto discepolo e annunciatore della misericordia di Dio. Gesù si serve di tutti e tutti possono annunciare la Buon notizia della guarigione operata da lui.