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Qumran

La scoperta di questo importantissimo sito archeologico che si trova presso le rive del Mar Morto è avvenuta in modo del tutto casuale nel 1947 quando un pastore, rincorrendo una delle sue capre, per caso si accorse che una grotta vicino all’antico insediamento di Khirbet Qumran – noto da tempo a viaggiatori ed esploratori – conteneva delle giare all’interno delle quali erano stati nascosti dei documenti, papiri e pergamene, ormai in stato frammentario a causa dell’azione corruttrice del tempo.

Successivamente tutta l’area attorno a Khirbet Qumran venne esplorata e furono ritrovate ben undici grotte piene di documenti molto importanti per quanto riguarda lo studio dell’ebraismo, mentre eventuali collegamenti con il cristianesimo sono oggetto di studio e notevole dibattito storico e scientifico. Il materiale rinvenuto nelle grotte di Qumran è vastissimo, sono state ritrovate centinaia e centinaia di porzioni di pergamene e rotoli di papiro molto antichi, scritti da mani diverse, quasi tutti in stato frammentario ad eccezione di un rotolo del profeta Isaia che si è conservato intatto.

Moltissimi frammenti sono stati identificati come resti biblici “canonici”, diventando così i più antichi documenti esistenti dell’Antico Testamento ebraico. Quando vennero scoperti, i documenti dell’Antico Testamento rinvenuti a Qumran si rivelarono di circa mille anni più vecchi dei più antichi documenti “masoretici” che allora si conoscevano in questo campo.

I manoscritti di Qumran sono stati quasi tutti tradotti completamente e sono disponibili in alcune edizioni, accessibili anche al lettore comune. Complessivamente il numero di documenti ritrovati e catalogati ammonta a circa ottocento manoscritti. Di questi, un terzo sono frammenti piccolissimi contenenti solo poche lettere, il cui testo è fondamentalmente incomprensibile. Alcuni di questi piccoli frammenti sono diventati famosi quando qualche studioso ha ipotizzato di poterli identificare con qualche testo noto: è il caso, per esempio, dei minuscoli frammenti greci della grotta 7Q. Un altro ulteriore terzo dei ritrovamenti è composto da resti di documenti biblici più o meno ampi, utili per lo studio della trasmissione del testo della Bibbia ebraica e delle varie recensioni. Infine l’ultimo terzo comprende tutti i documenti che non rientrano nelle altre due categorie, quindi opere settarie, calendari, trattati religiosi, commentari (pesharim), apocrifi dell’Antico Testamento come 1 Enoc e il libro dei Giubilei, che è stato possibile comprendere e tradurre data l’abbondanza e la completezza del testo che si è conservato.

I rotoli di Isaia

Particolarmente interessanti sono stati i ritrovamenti nella grotta 1Q di due rotoli del profeta Isaia, contenenti gli scritti del profeta più importante di tutto l’Antico Testamento. Il rotolo 1QIs(a) è denominato anche “grande” rotolo di Isaia, in quanto contiene per intero tutti e 66 i capitoli del libro del profeta, con pochissime lacune dovute allo stato di conservazione, il rotolo 1QIs(b) è invece incompleto e contiene solo i Capitoli da 41 a 66, corrispondenti al 75% circa del libro di Isaia, più altri frammenti. Il grande rotolo è stato scritto tra il 150 a.C. e il 100 a.C. ed è il testo più antico del libro di Isaia che oggi si conosca. Il testo del rotolo è scritto in una lingua che assomiglia a una specie di dialetto dell’ebraico antico, con alcuni influssi dall’aramaico.

I testi qumranici sono non vocalizzati, sebbene in 1QIs a l’aggiunta di alcune lettere in determinate parole ha funzione di rudimentale sistema di vocalizzazione. Soltanto dal VI-VII secolo d.C. gli scribi ebrei noti col nome di Masoreti formalizzarono un sistema di vocalizzazione per il testo biblico e iniziarono a tramandare per iscritto la Bibbia ebraica con i segni vocalici (il Talmud continuò invece a essere trascritto senza vocalizzazione, così come lo si legge ancora oggi). Il rotolo 1QIs(b) sembra essere più recente del “grande rotolo” ed è stato datato attorno 50 a.C. per via paleografica. Il contenuto dei due rotoli è pressoché identico al testo ebraico masoretico di Isaia che è pervenuto sino a noi e che possiamo leggere oggi.

fonte: digilander.libero.it/Hard_Rain