L'incontro tra Maria di Magdala e il risorto
compimento del progetto di Dio sull'uomo e la donna
(tratto da F. Rossi de Gasperis ,È risorto non è qui, Lectio sui vangeli della risurrezione, Pardes Bologna 2008, 48-52)
Rimane da comprendere l’inedita singolarità dell’incontro tra Gesù risorto e Maria di Magdala. Qui il Risorto dice chiaramente: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre”. Gesù si farebbe dunque “intercettare” da questa discepola privilegiata durante la sua salita al Padre, prima ancora di entrare nella gloria che gli spetta presso di lui, e prima di sedere alla destra del trono della Maestà nei cieli (Gv 17,5; Eb 8,1)? Che cosa vuole trasmetterci il quarto evangelista con questa singolarissima informazione circa una manifestazione individuale del Risorto, che precede tutte le altre, pur iscrivendosi – come sembra – in una tradizione nota anche ad altri evangelisti (cf. Mt 28,9-10; Mc 16,9-11)? Mi sembra che questa nota del racconto giovanneo tenda a sottolineare l’unicità trascendente e programmatica dell’incontro tra Gesù risorto e Maria, come quello tra l’Adamo escatologico (ho eschatos Adam, di 1Cor 15,44-50) e la Donna del giardino della creazione (la ‘ishshah di Gen 2,22-25; non la “Eva” di Gen 3,20). Già a Cana, un’altra Donna, anch’ella “Maria”, la madre, con il suo intervento a proposito del vino da procurare al banchetto nuziale, aveva spinto il Figlio ad “anticipare per Lei la sua ora”: “Che cosa a me e a te, Donna? (ti emoi kai soi, ghynai = che cosa è in gioco tra me e te, Donna)? Non è ancora giunta la mia Ora (oupô êkei hê hôra mou: Gv 2,4)”. Qui, nel giardino presso la tomba vuota (Gv 19,41; 20,15), nel contesto della vittoria piena della Vita sulla Morte, di nuovo un’altra Donna, ancora una “Maria”, induce il Maestro risorto ad “anticipare” per Lei la manifestazione della sua salita al Padre (oupô gar anabebêka pros ton patera).
Come non scorgere in questi due delicatissimi quadri evangelici la rivelazione del mistero della missione di Gesù, inviato a compiere l’Ora del Figlio (cf. Gv 19,26), quale Ora della consumazione finale del senso della vocazione dialogica e paritaria dell’Uomo e della Donna (cf. Gv 16,21-23; 19,5), Ora dello Sposo e della Sposa (Gv 3,29), Ora del Cantico di amore (il Cantico dei cantici) e della realizzazione escatologica del primordiale disegno della creazione e della redenzione, del dramma del principio consumato nel giardino di Eden (Gen 2,8.10.15-16.18-25; 3,23-24)?
A ragione le nostre Bibbie, a proposito della ricerca appassionata e dell’incontro di Maria di Magdala con il Risorto – lo abbiamo accennato – evocano una scena del Cantico:
“Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amato del mio cuore;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
‘Mi alzerò e farò il giro della città;
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amato del mio cuore’.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:
‘Avete visto l’amato del mio cuore?’.
Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amato del mio cuore.
Lo strinsi fortemente e non lo lascerò
finché non l’abbia condotto in casa di mia madre,
nella stanza della mia genitrice” (Ct 3,1-4).
Il senso delle parole di Gesù: “Non mi trattenere” può essere duplice: quello di educare la discepola a un modo nuovo di relazionarsi a lui, che non sia un “prendere” e un “tenere stretto”; e, ancor più, un ammonimento e una rivelazione fatta alla Donna del fatto che non è ancora giunto, ma appena cominciato, il tempo della consumazione dell’amore sponsale. Con la risurrezione si apre, ma non si consuma ancora, l’amplesso amoroso dello Sposo e della Sposa. Esso comincia, invece, adesso come tempo della missione di annuncio alla Sposa, intesa come la totalità degli uomini e delle donne della storia: bisogna annunciare a tutti che Gesù risorto sale al Padre suo e nostro, Dio suo e Dio nostro. Secondo questa interpretazione, una tale “ascensione” al Padre di tutto il corpo ecclesiale del Cristo, appena cominciata qui nel suo Capo, ma ancora incompiuta per quanto riguarda tutto il suo Corpo, abbraccerebbe tutto il tempo della Chiesa fino al giorno escatologico (cf. 1Cor 16,22; Ap 22,17.20):
“La sua sinistra è sotto il mio capo
e la sua destra mi abbraccia” (Ct 2,6=8,3).
Una cosa è certa in questi testi di annuncio della risurrezione, fatti specialmente alle donne (Mt 28,7.10; Mc 16,7.10.13-14; Lc 24,9.23.33-35; Gv 20,17-18.25): ormai, per essere in relazione con Gesù risorto, bisogna andare ai fratelli e annunciare loro la sua glorificazione presso il Padre (cf. At 7,55-56). Se il Padre di Gesù è anche il Padre dei suoi fratelli, e il Dio degli uomini e delle donne, l’ascensione del Maestro apre la via a una continuità tra questa salita di Gesù al Padre e quella dei discepoli e delle discepole allo stesso Padre divino. La risurrezione di Gesù, rivelandosi come la sua definitiva “ascensione” al Padre – o come la sua “assunzione” da parte del Padre –, rende finalmente possibile il passaggio dello Spirito santo da Gesù agli esseri umani, ed è per questo che, immediatamente dopo, Giovanni riconosce nella prima manifestazione ai Dieci anche il dono dello Spirito (Gv 20,19-23; cf. 19,30), che rende possibile la filiazione divina degli uomini e delle donne (Gv 1,12), dal momento che Gesù risorto ha ricevuto lo Spirito per donarlo ai suoi. Esaltato dalla destra di Dio, dopo aver ricevuto dal Padre una vita nuova per mezzo dello Spirito, egli la dona a noi perché l’abbiamo in abbondanza (Gv 10,10; cf. At 2,29-36). Maria di Magdala diventa qui la missionaria dell’annuncio evangelico dell’apertura della figliolanza divina di Gesù a tutti gli uomini, della “ascensione” degli esseri umani a Dio.