Le nozze di Cana
di Marco Tibaldi.
Il brano molto suggestivo apre il cosiddetto “libro dei segni” del vangelo di Giovanni. Le nozze di Cana non sono però un segno come gli altri, ma il “primo” (v.11) nel senso che esso dà l’intonazione a tutti gli altri. Si tratta di una vicenda comune a tanti uomini e donne, il matrimonio, che Gesù però assume a simbolo del rapporto tra il Padre e Israele e più ampiamente con tutta l’umanità.
Dono da chiedere nella preghiera:
- gustare la presenza del Signore, sposo della chiesa e dell’umanità
Gv 2,1-12
Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Sua madre disse ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”. Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo questo fatto scese a Cafàrnao, insieme a sua madre, ai suoi fratelli e ai suoi discepoli. Là rimasero pochi giorni.
Punti per la meditazione
- Fu chiamato anche Gesù con i suoi discepoli. Contemplare Gesù che va volentieri alle nozze. Non è un profeta serio e musone, ma il “figlio dell’uomo” che condivide tute le esperienze umane, eccetto il peccato. Gesù si ferma volentieri a parlare con gli uomini, sa ascoltare e scherzare con loro. Qui partecipa la clima festoso tipico dei matrimoni, tutti sono allegri e contenti perché è la festa dell’amore.
- Venuto a mancare il vino. Sul più bello viene a mancare il vino, uno degli elementi indispensabili per la riuscita della festa. Il vino non può mancare ad uno sposalizio, così come la gioia non può mancare nella vita di coppia. Se mancano c’è qualcosa che non va, qualcosa di essenziale che si è perduto.
Il vino che manca è l’amore che si raffredda, come era accaduto già alla coppia dei progenitori nel loro non fidarsi di Dio (Gen 3) e ad Israele, la sposa infedele che si ribella al suo primo amore (Ez 16).
- Non hanno vino. Maria è attenta a ciò che succede agli uomini e subito interviene con la sua gentilezza e premura affinché il figlio possa fare qualcosa. Non vuole che gli uomini bevano il calice amaro della tristezza, non vuole farli uscire dalla gioia e dall’amore reciproci.
- E Gesù le rispose. Gesù risponde sempre alla madre che lo interpella. Il testo può sembrare duro, ma in realtà vuole farci riflettere su un punto molto importante. Gesù asseconda la richiesta della madre come si vede da quanto succede dopo. Vuol però farci capire che è lui lo sposo atteso da Israele, dall’umanità e, in una certa misura, anche da ogni coppia. Sta per cominciare infatti la sua ora che avrà il compimento sulla croce, in cui lui svelerà fino in fondo di cosa è capace il suo amore. Per questo occorre far festa e rallegrarsi perché il suo amore è capace di vincere ogni tristezza anche quella più nera, diffusa dalla morte e dalla paura.
- Vi erano là sei anfore di pietra. Le anfore rappresentano la Legge antica, la Legge di Mosè capace di dissetare l’uomo, ma non di dargli quella pienezza di vita e di armonia che solo il vino nuovo dell’amore di Gesù sa comunicare. La quantità di vino che possono contenere è assolutamente smisurata rispetto alle aspettative e alle necessità immediate, perché la generosità di Gesù supera ogni nostra immaginazione.
- Chiamò lo sposo. Ora anche lo sposo può entrare in scena e scoprire con stupore quanto accaduto nella sua festa, che rischiava il fallimento. La presenza di Gesù non è come quella di ogni altro commensale. Solo lui sa trasformare l’acqua in vino, portare gioia lì dove c’era tristezza. Ora il suo matrimonio può trovare compimento, certo che con Gesù il suo amore non invecchierà mai.