Venite e vedrete
Gv 1,35-39
(Riadattato da S. Fausti, Una comunità legge il vangelo di Giovanni, Vol I, EDB Ancora, Bologna Milano 2002, 38-42)
Dono da chiedere nella preghiera
- Essere docili come i primi discepoli che si fidano della testimonianza di Giovanni
- Gustare la domanda che Gesù rivolge ai due: “Chi cercate?” segno della sua attenzione alla loro a situazione reale
Gv 1,35-49
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro.
Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: “Seguimi!”. Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret”. Natanaele gli disse: “Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Gli replicò Natanaele: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”.
Punti per la meditazione
- v. 35: Il giorno dopo. Siamo al terzo giorno del racconto del vangelo. Il battista, che da sempre attende, in un giorno imprecisato fuori dl tempo perché il ogni tempo, incontra l’atteso che viene a farsi battezzare, ma non lo riconosce. Solo più tardi, dopo aver risposto all’interrogatorio e avere confessato la propria identità (vv. 19-28), lo incontra nuovamente il giorno dopo e lo riconosce (vv. 29 ss). Il giorno dopo ancora (v. 35), avendolo incontrato di nuovo, lo indica a due suoi discepoli. Ci vuole del tempo perché l’incontro diventi conoscenza, e la conoscenza testimonianza. Senza questo tempo essa non ha valore, perché manca del suo contenuto di esperienza.
- v. 36: fissato Gesù che camminava. Gesù comincia il suo cammino che, da oltre il Giordano, porta a Gerusalemme. In questo cammino si rivela: la verità si fa via per condurci alla vita. Il Battista, uomo dell’attesa, è il solo in grado di vederla e indicarla ad altri. La sua è la funzione perenne di Israele, depositario della promessa e del suo compimento nella carne dell’ebreo Gesù di Nazareth. Noi ci inseriamo in una storia che ci precede: il presente è frutto del passato. Tagliarsi le radici, è perdere ciò che si è.
- v. 37: seguirono Gesù. Inizia l’avventura dei discepoli della voce, diventati discepoli della Parola. Seguire Gesù, fare il suo stesso cammino di Figlio, è la sintesi dell’esperienza cristiana. Il cristianesimo non è un insieme di belle teorie o imperativi morali; è la realtà di una persona: l’uomo Gesù, che si segue perché lo si ama. Chi segue lui non cammina nelle tenebre, ma ottiene la luce della vita (cf. 8,12). Con questi due, che seguono l’agnello, sorge il giorno del nuovo popolo: è l’inizio della Chiesa.
- v. 38: che cercate? Per la prima volta Gesù apre la bocca e il lettore ascolta. La sua prima parola è una domanda che attende risposta: la Parola suscita parola. La sua domanda è: “che cercate?”. Gesù si rivolge a noi non con affermazioni o comandi, ma con un interrogativo che ciascuno deve porsi: “Che cosa veramente cerco nella mia vita, nel mio lavoro, nelle mie relazioni?”
- v. 39: venite e vedrete. Colui che viene, dice “Venite”. Venire a Gesù significa aderire a lui, facendo io suo stesso cammino. Chi viene a lui non sarà respinto: vedrà il figlio e avrà la vita eterna (cf. 6,37-40). Egli ci invita ad andare a lui per essere anche noi là dove lui è da sempre: presso il Padre. Gesù è Figlio: ci tiene che i fratelli ritornino a casa. Solo dopo averlo seguito, si vedrà dove porta il cammino. “Vedere” in Giovanni è carico di significato. È l’illuminazione di chi “conosce” il Figlio dell’uomo, mistero di Dio e dell’uomo (cf. v.51), dove dio è dic asa con l’uomo e l’uomo con Dio.