Il peccato
origine di tutti i mali
di Marco Tibaldi
(tratto da M. Tibaldi, La porta del cielo, ETS, Milano 2013, 21-22)
All’origine della nostra storia non troviamo solo il progetto di Dio sul mondo e sugli uomini, ma anche perché quel progetto è stato rovinato. Capire le cause della malattia è già essere a metà della guarigione. Per questo, la Parola non ci lascia nell’ignoranza, ma ci vuole istruire su qual è l’origine del peccato, affinché noi sappiamo riconoscerlo e riconoscendolo lo possiamo evitare e vivere così felici. Il deserto con la sua desolazione ci può aiutare a vedere come ci riduciamo quando il nostro cuore anziché scegliere il bene e la vita sceglie il male e incontra così la morte (Dt 30, 15-20)
Dono da chiedere nella preghiera:
- Conoscere i meccanismi della tentazione per poterli evitare
- ringraziare Dio che si prende cura di noi anche nel peccato
Genesi 3,1-24
1Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: «E` vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, 3ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! 5Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
8Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. 9Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». 10Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto».
11Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?».
12Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». 13Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato». 14Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché tu hai fatto questo,
sii tu maledetto più di tutto il bestiame
e più di tutte le bestie selvatiche;
sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
15Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stripe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
16Alla donna disse:
«Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze,
con dolore partorirai figli.
Verso tuo marito sarà il tuo istinto,
ma egli ti dominerà».
17All’uomo disse: «Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero, di cui ti avevo comandato:
Non ne devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua!
Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita.
18Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre.
19Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra,
perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!».
20L’uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi. 21Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì. 22Il Signore Dio disse allora: «Ecco l’uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell’albero della vita, ne mangi e viva sempre!». 23Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto. 24Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita.
Punti per la meditazione
1. L’uomo non è l’origine del male, ma ha fatto male alcune scelte che hanno come iniziatore, l’avversario il Satan (Ap 12,9), il nemico, il diavolo (Lc 4,1-12). La Bibbia ci presenta molteplici nomi per descrivere questa creatura, quasi a significare la difficoltà di definirla con precisione, anche se da sempre la chiesa ne proclama solennemente l’esistenza personale. Il diavolo è una creatura personale, spirituale, incorporea, dotata però di intelligenza, volontà e libertà. I suoi molteplici nomi descrivono la sua identità. Lucifero ricorda la sua origine positiva, come tutte le creature. Egli infatti era stato creato libero e bello come tutte le altre creature angeliche. Forse per invidia dei benefici concessi all’uomo, o per protestare contro la decisione divina dell’incarnazione del Verbo in un corpo umano, si sarebbe ribellato al creatore. La sua strategia non consiste tanto nello spaventare l’uomo con mostruose apparizioni. Egli agisce, invece, in modo ben più furbo ed efficace, compiendo un’opera di separazione che ha come strumento privilegiato la menzogna. (Gv 8, 44).
2. Il nemico inizia il dialogo con Eva dicendo “è vero che”, frase che già cerca di mettere in cattiva luce colui di cui si vuole parlare. Il suo scopo infatti è quello di rompere l’intimità libera e fiduciosa che lega la coppia al creatore. La molla che gli serve da grimaldello è il sospetto. Il serpente prosegue poi con un’affermazione palesemente falsa che tende ad insinuare nel cuore di Eva una diversa lettura del volto di Dio: questi viene presentato dal tentatore come un Dio geloso ed egoista che in realtà non vuole donare nulla di sé. Eva si ritrova confusa come dimostra la sua risposta. Il serpente poi insinua ancora che il comandamento di Dio è falso anche in relazione alle sue conseguenze, perché in realtà loro non moriranno affatto se acconsentiranno al suo consiglio. Il frutto perverso di questo dialogo è la nuova immagine di Dio che il serpente è riuscito a dipingere agli occhi di Eva ed Adamo. Non più un Dio amorevole, ma un rivale geloso che mette di fronte alla tragica scelta: o lui o noi.
3. L’uomo si ritrova dunque nella tentazione a passare dal dialogo con Dio al desiderio di un oggetto: l’albero. Il peccato infatti è la perdita della dimensione relazione per portare l’uomo a trasformarsi in un oggetto. Se l’uomo dialoga con Dio, resterà un ‘dio’ se dialoga con un oggetto diventerà tale oggetto “La donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare conoscenza” (Gen 3,6): in poco tempo le caratteristiche di Dio, colui che è buono, bello e vero vengono attribuite all’albero. E così i due hanno colto il frutto, dando origine a quella cultura dell’oggetto che vede la salvezza dell’uomo nel possesso e nella rivalità per ottenerlo.
4. Con il peccato entra nel mondo fatto bello e buono da Dio “amante della vita” (Sap 11, 26), la morte. Più che di una morte intesa come esperienza biologica, fa la sua entrata la morte della relazione con l’altro, come si vede dalle accuse reciproche che rompono l’armonia della coppia, dalla paura verso Dio, dal termine del sereno rapportarsi con se stessi, come evidenzia la vergogna per la propria nudità.
5. Dio, però, non aggiunge dall’esterno altro male, ma aiuta l’uomo e la donna a vedere in profondità le reali dimensioni del loro gesto come fa un buon medico di fronte al suo paziente: “i dolori della gravidanza e del parto, per la donna, come pure l’attrazione – sopraffazione reciproche tra lei e l’uomo; l’ingrata infecondità della terra, la fatica, il sudore del lavoro e la finale destinazione alla morte, per l’uomo- non vanno intese come delle “novità” che si aggiungerebbero alle precedenti condizioni di creazione, bensì come un cambiamento di senso e di valutazione di realtà per sé preesistenti, ma diversamente interpretabili; un segno negativo che sopravviene a ciascuno dei colpevoli nel campo che gli è più proprio” (F. Rossi de Gasperis, Prendi il libro e mangia! Dalla creazione alla terra promessa , Bologna 1997,25).
6. Dio non resta indifferente di fronte alle scelte sbagliate dell’uomo: subito profetizza alla donna che dalla sua stirpe nascerà chi schiaccerà la testa al serpente, che quindi non ha l’ultima parola sulle sorti dell’uomo. In secondo luogo lui stesso fa delle pellicce all’uomo e alla donna che ora si sentono nudi, come a dire che non li abbandona, ma che continua a preoccuparsi di loro. Lo stesso atteggiamento che troviamo nella cacciata dal paradiso terrestre. Se l’uomo rimanesse lì sarebbe bloccato per sempre nella condizione di peccato in cui si è messo. È necessario invece uscire dal giardino, per entrare nella storia, al cui centro ci sarà Gesù, il redentore e il salvatore dell’umanità perduta.