Abramo e Sara
L’inizio della storia della salvezza: Abramo e Sara
di Marco Tibaldi
Nel deserto comincia anche un’altra storia, la storia della salvezza che ha come primo protagonista Abramo. Abramo e Sara sono la risposta di Dio al dilagare del male nel mondo, conseguenza del peccato. Caino che uccide Abele, il diluvio, la torre di Babele sono le tappe che illustrano il diffondersi del male. Davanti a questo scempio, a noi forse verrebbe la tentazione, se fossimo Dio, di azzerare tutto… di cancellare questo mondo e suoi abitanti e di farne un altro… oppure di dare agli uomini punizioni esemplari. Il Dio della Bibbia non fa nulla di tutto questo, ma ricomincia da capo e cerca qualcuno che si fidi nuovamente di lui: Abramo, nostro padre nella fede (Rm 4).
Abramo ha viaggiato a lungo nel deserto e si è stabilito a Beer-sheva nel deserto del Neghev.
Dono da chiedere nella preghiera:
- gustare le promesse che Dio fa ad Abramo come se fossero rivolte a me
Gen 12
1Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. 2 Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. 3 Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra».
4 Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore, e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque anni quando lasciò Carran. 5 Abram dunque prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan 6 e Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei.
7 Il Signore apparve ad Abram e gli disse: «Alla tua discendenza io darò questo paese». Allora Abram costruì in quel posto un altare al Signore che gli era apparso. 8 Di là passò sulle montagne a oriente di Betel e piantò la tenda, avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore. 9 Poi Abram levò la tenda per accamparsi nel Negheb.
Punti per la meditazione
- Il discorso di Jhwh ad Abram comincia in modo perentorio con un triplice vattene: dalla terra, dalla parentela e dalla casa del padre. La presentazione segue un ordine di tipo psicologico, che parte dall’elemento più facile (per un nomade è abbastanza scontato cambiare terra), per giungere al più difficile: lasciare la parentela e la casa del padre (proprio perché il nomade non possiede nulla le relazioni sono tutta la sua vita). Questo lasciare, per certi versi misterioso e incomprensibile, ha però una meta, uno scopo di grande portata: «cosicché (io) faccia di te una grande nazione e (io) ti benedica … tu possa diventare benedizione … in te acquisteranno benedizione tutte le famiglie della terra».
- Dio promette ad Abram di raggiungere quella felicità piena che finora ha visto solo realizzata negli altri: i figli, una discendenza. Molto di più: gli affida una missione che non ha confini di tempo e di spazio, attribuendogli la capacità e l’onore di portarla a termine. È una solenne investitura e valorizzazione della sua vicenda a cui viene affidato il compito di rigenerare l’umanità intera, una sorta di «ri-creazione di tutta l’umanità» (Vogels 1999, 96).
- Dio si prende cura della sterilità di Abram e Sarai, della sua insicurezza e della sua rassegnazione. La sua parola segnala la sua vicinanza alle situazioni reali degli uomini e propone delle scelte concrete.
- L’assenza di particolari qualità in Abramo, il suo non essere qualificato come un uomo religioso, unito al fatto che era già anziano e per di più sposato con una moglie sterile, ci fa capire che non esistono prerequisiti necessari per essere graditi a Dio. Detto altrimenti, tutti possono essere oggetto della sua chiamata, della sua elezione. Non a caso Abramo è il padre di tutti i credenti, come afferma San Paolo.
- La risposta è però tutt’altro che scontata. Abram non sembra essere nelle condizioni migliori per accettare l’impresa divina: ha settantacinque anni, non sa verso dove deve dirigersi e in più deve ‘salvare il mondo intero’. L’unica strada che abbiamo per orientarci è ancora una volta far leva su quello che il testo dice o suggerisce: «Abram parte come gli aveva detto il Signore». Il segreto sta nell’entrare in ciò che il Signore gli aveva detto, ovvero, come sono risuonate nel cuore di Abram le tre promesse? Che effetto gli avrà fatto percepire una parola di speranza sulla discendenza, lui che non poteva avere figli? O l’essere investito di una missione planetaria, lui che ormai era nel corso discendente della propria vita? Certamente avrà meditato a lungo sui diversi effetti prodotti in lui sia dalla parola di Dio sia delle tante parole del ‘buon senso’, della ‘casa del padre’: “rassegnati”, “ormai la tua vita volge al termine, non è tempo per grandi progetti”, “le cartucce che avevi da sparare le hai già consumate, non sfidare la sorte, accetta il destino che ti è stato assegnato, non ci sono alternative, la realtà è dura, ma è questa ecc”.
- La chiave per scoprire le ragioni della scelta apparentemente incomprensibile di Abram sta nel vagliare gli effetti che le due differenti parole producono in lui: se ascolta i consigli del senso comune, della casa del padre, sul momento si trova pacificato ma poi, poco dopo, la tranquillità cede il passo alla tristezza e allo sconforto… al contrario l’idea di affidarsi alla parola e alla storia che Dio gli propone sul momento è fonte di inquietudine, di scetticismo, di incredulità però, in un secondo momento, compare anche un senso di apertura, di speranza, come lo scorrere di linfa vitale in vie che si consideravano ormai irrimediabilmente chiuse e tutto questo fa tornare il sorriso sulle labbra, un sorriso non sarcastico ma di sollievo, che apre a una vita nuova, quando l’orizzonte sembrava parlare solo di morte.