La morte di Mosè
Tratto da L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, Filadelfia 1954, III, 471-473
Nella tradizione orale del popolo ebraico sono fiorite molte leggende e racconti che hanno l’intento di aiutare il lettore e il fedele a meglio entrare nelle vicenda dei grandi del suo popolo. È stato così anche per Mosè, la cui grandezza e santità viene celebrata in punto di morte in questo racconto in cui si immagina un dialogo tra Mosè la sua anima e il Signore.
Quando si avvicinava per Mosè il tempo della fine, una voce dal cielo disse: “Mosè, perché ti affatichi invano? Il tuo ultimo secondo è prossimo”. Subito Mosè si alzò a pregare e disse: “Signore del mondo, ricordati del giorno in cui ti rivelasti a me ne roveto ardente, e ricordati del giorno in cui io salii al cielo e per quaranta gironi non toccai né cibo né bevanda. O Signore del mondo, con amore tu hai creato il mondo e con amore lo hai guidato. Tratta anche me con amore e salvami dalle mani dell’Angelo della Morte”. Una voce dal cielo risuonò dicendo: “Mosè non aver paura. La tua giustizia ti precederà e la gloria del Signore sarà la tuia ricompensa”.
Con Dio scesero dal cielo tre angeli: Michele, Gabriele, e Zagzaghele. Gabriele preparò il letto di Mosè e vi stese sopra un panno di porpora, e Zagzaghele vi pose un cuscino di lana. Dio si pose sopra la testa di Mosè, Michele alla sua destra Gabriele alla sua sinistra e Zagzaghelel ai suoi piedi. Allora Dio si rivolse a Mosè: “ Incrocia i piedi”, e Mosè lo fece. Poi gli disse “Piega le tue mani e ponile sul petto, e Mosè fece così. Poi Dio disse: Chiudi gli occhi, e Mosè li chiuse”.
Allora Dio parlò all’anima di Mosè: “ mia figlia, avevo decretato che tu restassi 120 anni nel corpo di questo giusto, ma ora non esitare a lasciarlo perché il tempo è finito”. L’anima rispose: “Io so che Tu sei il Signore degli spiriti, e che nelle tue mani sono le anime dei vivi e dei morti. Tu mi hai creata e mi hai posto nel corpo di questo giusto. C’è forse altrove nel mondo un corpo così puro e santo e puro come questo? (…) Perciò io lo amo e no voglio lasciarlo”. Dio rispose: “Non esitare, mia figlia. La tua fine è giunta. Ti porterò io stesso nei cieli più alti e ti farò abitare sotto il Trono della mia Gloria come i Serafini, i Ofannim, i Cherubini e gli altri angeli”. Ma l’anima rispose: “ Signore del mondo, io desiderio rimanere con quest’uomo giusto”. Quando Mosè sentì queste parole, permise alla sua anima di lasciarlo dicendole: “Ritorna al tuo riposo, o mia anima, poiché il Signore ti ha trattato con bontà”.
Allora Dio prese l’anima di Mosè con un bacio sulla sua bocca.